Il 18 aprile, venerdì Santo, il Consiglio dei Ministri si è definitivamente pronunciato
di Riccardo Toffoli
Sciolto il Comune di Aprilia per infiltrazioni mafiose. È venerdì santo, il venerdì della passione. L’anno scorso la giunta Principi approvava il bilancio che chiamavamo “di passione”, oggi il Governo Meloni chiude l’iter avviato ad agosto scorso, per lo scioglimento del Comune di Aprilia per infiltrazioni mafiose. Aprilia, piccolo borgo pontino dell’agro redento, come veniva chiamata nel 1936 quando fu fondata grazie al lavoro di straordinari pionieri provenienti da ogni parte d’Italia. Gente perbene, molti veneti e friulani, che conoscevano il lavoro dei campi e che dopo la guerra, pressoché da soli, hanno ricostruito la città completamente rasa al suolo dai combattimenti bellici. Aprilia che ha vissuto il boom economico della Cassa del Mezzogiorno, la città dei sacerdoti di Vittorio Veneto che hanno portato cultura, apertura mentale, integrazione, istruzione. Giustizia sociale. Aprilia, la città delle colline della martoriata campagna romana, che ha affascinato artisti come Manzù, imprenditori come Sada e Calissoni-Bulgari. Aprilia, una città dalla storia sepolta che ha affascinato tanti, il prof. Giorgio Muratore, il prof. Lorenzo Quilici. Aprilia, la città dei talenti, dei giovani che vincono premi internazionali su ogni settore. La città delle associazioni di volontariato che si sono sostituiti allo Stato per tante attività, che si sono rimboccate le maniche per aiutare. La città che ha incontrato tutti, di ogni paese e di ogni nazione. Il volto bello di Aprilia. Quello di chi gli ha voluto e gli vuole ancora bene, così trasfigurato da un marchio che sarà indelebile non solo nella storia della città ma anche nella storia della provincia di Latina. Quell’Aprilia che si è vista dalla fine degli anni ’80 e gli inizi del ’90 inserire nelle relazioni antimafia, con sempre più presenza. Un indotto economico e demografico importante, una collocazione strategica tra Roma e Latina, col litorale romano e con i Castelli. Una richiesta di maggiore organico delle forze dell’ordine che parte dal 1976. Era il 12 ottobre 1976 quando per la prima volta la richiesta di un commissariato della Polizia di Stato arriva al Parlamento. Siamo nel 2025, Aprilia è sciolta per mafia, e il commissariato di Polizia sta per essere solo oggi una realtà. Sono passati 50 anni. Forse le risposte dello Stato sono arrivate tardi. Ma, appunto, non è una novità. Nel 1945 Riccardo Mariani scriveva ne Il Messaggero di un’Aprilia abbandonata a se stessa dopo la guerra, “oltre tremila ragazzi, donne e vecchi attendono un gesto di comprensione da parte delle autorità”. “Una città morta” raccontava. Eco che torna anche oggi, tristemente, dopo 80 anni. Una “immensa carcassa”. Ma oggi non c’è il boom economico, non c’è la Cassa del Mezzogiorno che attrae e crea sviluppo. E il futuro è molto più incerto di prima. I nipoti di oggi hanno poco da esultare di stare ad Aprilia se non il desiderio di realizzarsi altrove, svuotando la città delle migliori e più energiche forze. La denatalità colpisce duramente e il fenomeno non lascia trasparire nulla di buono per il lungo futuro. La città è in sofferenza e lo Stato deve dare le risposte ora che terrà in mano il Comune per almeno 18 mesi. Ha un compito complesso e delicato. Deve far ritrovare la fiducia nelle istituzioni, deve coltivare quel tanto di buono che c’è, farlo crescere, farlo sbocciare pulito e creare frutto. Deve dare attenzione a chi merita, sostenerlo. Deve rimettere in moto la partecipazione alla vita comunitaria, risolvere i problemi con prontezza e celerità, anche quelli più semplici, dare l’esempio di legalità e trasparenza con amore paterno. E donare ai suoi cittadini, una città che ritorna a vedere il futuro. Ora è tempo dello Stato. Ora è tempo che lo Stato dia ad Aprilia quello che finora ha dimenticato di dare. Perché altrimenti, non sarà servito davvero a niente.