BOLLETTE DA CAPOGIRO: COMMERCIANTI APRILIANI STREMATI

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“O si interviene d’urgenza o non arriveremo a dicembre”

Triplicati i costi di energia e gas. Le nuove spese non si riescono ad ammortizzare. Il commercio è l’anima di una città, non si può abbandonarlo: “Per la città sarà il Natale più brutto di sempre”

di Riccardo Toffoli

Caro bollette e caro energia, i commercianti di Aprilia allo stremo: “O si interviene o non arriviamo a dicembre”. La situazione è allarmante a livello nazionale. Bollette di luce e gas triplicate e le soluzioni appaiono lontane. Ad Aprilia le criticità si toccano con mano. Si esce dalla crisi del Covid e si entra in una nuova crisi, quella energetica. Salvadanai prosciugati dalla pandemia per rimanere comunque a galla, personale che non si tocca perché “hanno famiglia, sono per noi come famiglia”, il caro bollette non ci voleva proprio per i commercianti. Loro sono una sorta di “cuscinetto” dell’economia. Se da una parte le materie prime sono aumentate un po’ dovunque, gli stipendi rimangono alla sbarra e le famiglie già provate dagli aumenti delle bollette non si aspettano un ulteriore aumento dei prezzi dal commercio. E così i commercianti per non perdere i clienti, si arrabattano come possono. “Questo caffè – ci dice Simona del Caffè del Gatto – dovrei farlo pagare ora 3 euro. Ma posso chiedere tre euro per un caffè?”. E così tra: “stacco un congelatore, non vendo gelati, chiudo alle 18” e un “cerco di contestare la bolletta per prendere tempo”, il commercio cittadino sta alle ultime forze. E c’è qualcuno che ci dice subito: “Io così potrò reggere fino a dicembre. Di più non credo. Ho già messo in vendita la mia attività. Quest’anno sarà il Natale più brutto di sempre”.

L’INCONTRO: BOLLETTE DA CAPOGIRO

Li abbiamo incontrati alla pasticceria Desiree venerdì 14 ottobre in mattinata. Sono i commercianti aderenti alla rete cittadina Aprilia Commercio diretta da Savina Tatti di Fioreria Flò. Hanno partecipato in tanti. Tutti con in mano la nuova bolletta di settembre della luce. Lei stessa, Giuseppa Randisi, proprietaria di Desiree storica pasticceria apriliana e storica famiglia di pasticceri apriliani, sventola l’ultimo importo: 3 mila 590 euro. È solo settembre. Eh sì. I commercianti, superata una certa soglia di consumo, non pagano più ogni due mesi. La loro bolletta della luce è mensile. Insieme a Savina Tatti e Giuseppa Randisi, c’erano Simona di Caffè del Gatto, Claudio del Pacchero Solitario, Mauro di Surgelmarket, Sara di Viaggi Kusafiri, Elena di Merceria Foletto, Andrea Chiodi per l’omonimo punto vendita di televisori, accessori informatici ed elettrodomestici e Paola di La Cosmetica. Qualcuno di loro a luglio si è salvato. Chi aveva un contratto con il “blocco” della tariffa, ha pagato la cifra di sempre più o meno. Poi però i contratti scadono e i gestori hanno applicato la nuova tariffa che non lascia proprio respirare. Simona di Caffè del Gatto ne è un esempio. A luglio, grazie al contratto bloccato, ha pagato 700 euro. Poi il contratto è scaduto e ad agosto la prima salassata di 3 mila euro. A settembre la seconda di 2 mila 200 euro. “Per risparmiare questi 800 euro –ci dice- ho dovuto spegnere il condizionatore e un congelatore per i gelati. Chiudo poi alle 18. È comunque una cifra alta. Noi vendiamo caffè ma come si fa a pagare delle bollette mensili così?”. Lei per la bolletta elettrica non ha mai pagato più di mille e 200 euro al mese. “E’ come se avessimo in servizio almeno due persone in più – ci continua Claudio del Pacchero Solitario- e alla fine non solo non c’è guadagno, ma tutto il nostro lavoro di proprietari è praticamente gratuito se non in rimessa. Di tagliare il personale nessuno se la sente. Tutti noi abbiamo famiglia e il nostro personale è come una famiglia. Ma così non si può proprio andare avanti”. C’è chi ancora si salva perché il contratto bloccato scade più in là ma si preoccupa già per il futuro. E non c’è scampo con nessun gestore perché, come tutti sanno, il problema è internazionale e serve una decisione almeno di portata europea. A Mauro di Surgelmarket è arrivata una bolletta per il mese di agosto da capogiro: 11 mila euro. Poi a settembre 7mila 157 euro. “Ho cambiato operatore –ci dice – ma la situazione è così ovunque. A settembre dell’anno scorso ho pagato mille e 800 euro di luce. A settembre di quest’anno siamo sopra i sette mila. Faccia lei i calcoli del rincaro. Questi soldi non li ammortizzo con le vendite. È assurdo pensare di farlo”. A Claudio del Pacchero Solitario la bolletta è passata dai mille e 100 euro di agosto 2021 alla bellezza di 3 mila 157 euro di agosto 2022. “Vorrei sottolineare: con un consumo inferiore” – ci dice. Il gas da 400 euro del 2021 a 1180 euro del 2022.

I SETTORI PIU’ COLPITI

I settori più colpiti dal caro energia sono sicuramente i bar, i ristoranti e in genere tutti i negozi legati al “food” e alla ristorazione. Compresi i supermercati. Ma gli altri non ridono. Un negozio di abbigliamento paga oggi per la bolletta elettrica 650 euro mentre fino a qualche mese fa ne pagava 250. “Non è diversa la situazione dei fioristi – ci spiega Savina Tatti – a me la bolletta è passata dai 350 ai 900 euro. Questi costi non si ammortizzano perché gli aumenti colpiscono anche le famiglie che continuano a mantenere le stesse entrate. Le famiglie per andare avanti, sono costrette a tagliare. E di solito si tagliano le spese superflue. Non si va a prendere il caffè al bar ad esempio, si fa a meno di un vestito o anche di un mazzo di fiori”. “Noi cerchiamo di risparmiare sui costi energetici – continua Simona del Caffè del Gatto- ma capite che non basta”. “Secondo lei in un ristorante posso spegnere il condizionatore d’estate ma anche d’inverno posso lasciare la clientela a mangiare al freddo? Evidentemente no” – continua Claudio del Pacchero Solitario. Si deve intervenire ed intervenire al più presto.

I RINCARI DELLE MATERIE PRIME

Ad aumentare però sono anche le materie prime. “I rincari colpiscono tutti e quindi chi ci vende le materie prime ha aumentato i prezzi –ci dicono- significa che non solo dobbiamo pagare bollette di luce e gas da capogiro, ma dobbiamo fare i conti con il prezzo aumentato della materia prima e con il cliente che ha persino meno budget da spendere”. Nella catena dell’economia il commercio è sicuramente quello più sensibile e ora il più fragile. Solo per fare qualche esempio: l’olio di semi è passato da un euro e 85 centesimi agli attuali 3 euro e 69. I fiori sono aumentati del 40%.

DOPO TRE ANNI DI FATICA DI NUOVO IL BUIO

Il commercio cittadino non esce da un periodo florido. Tre anni di pandemia sono stati tanti e molto duri. Qualcuno non ce l’ha fatta. Investire oggi sul commercio è come entrare in una giungla. Si salva chi sopravvive. “Una volta l’imprenditore bravo era colui che investiva –ci dice Paola di La Cosmetica- apriva nuovi punti vendita, riempiva il negozio con addobbi belli, macchinari di ultima generazione. Oggi l’imprenditore bravo è quello che riesce a salvarsi e continuare a rimanere sul mercato. È quello che chiude punti vendita, fa i tagli, sopravvive”. “Abbiamo visto sotto pandemia l’assurdo della situazione –continua Savina- i commercianti per non chiudere, hanno fatto una fatica incredibile. C’è chi ha chiesto prestiti alla banca, chi ha investito tutti i risparmi. Non c’è più nulla ora per affrontare la nuova crisi. E l’assurdo della situazione è proprio questo: mentre ci sono stati commercianti che purtroppo in pandemia hanno chiuso perché non ce l’hanno fatta, abbiamo visto aprire nuove attività. È possibile?”. Ad aggiungersi lo sblocco delle cartelle esattoriali. Per lo Stato infatti, la pandemia si è superata e si può inviare il pregresso che era stato congelato per permettere a tutti di respirare sotto pandemia. Ora si attende una pioggia di cartelle esattoriali che cade sul bagnato. Dopo tre anni di pandemia, le nuove aperture avevano fatto sperare di rivedere la luce e invece, c’è un altro tunnel buio da affrontare. “E il problema è che non si vede la fine – riprende Andrea Chiodi- ci sono diverse soluzioni che devono essere prese, e si deve fare presto perché altrimenti il commercio che è l’anima di un paese, sarà costretto a morire”.

QUALI SOLUZIONI?

Ma quali sono le soluzioni? Bonus e crediti d’imposta sono lenitivi. Non servono a niente. Ce lo fanno subito capire. “Che mi ci danno 200 euro una tantum o che ci fanno recuperare sui crediti d’imposta, non ci serve – ci dicono tutti – Voi avete visto le cifre. Cosa ci facciamo? Non ci sono più guadagni qui e noi proprietari non prendiamo lo stipendio”. I commercianti neanche puntano al tetto del prezzo del gas. Per loro bisogna svincolare la tariffa della luce da quella del gas. E sarebbe tutto più semplice. Poi, dicono sempre, è necessario controllare le aziende di energia elettrica. “Non ci devono essere speculazioni su questo” – dicono.

L’ESPOSTO ALL’ANTITRUST

Nel mentre però, per ora, c’è da prendere tempo. E così Aprilia Commercio insieme alla rete dei commercianti di Anzio, Nettuno e diversi paesi limitrofi hanno pensato bene di rivolgersi ad un avvocato. La strategia è quella di contestare le bollette. Anche perché dicono: “Le aziende ci danno la possibilità di rateizzare. Ma facciamo due calcoli. Quanto posso rateizzare e per quante bollette? Attualmente ci si dà la possibilità di rateizzare in quattro rate. Significa che se continua così la situazione, a novembre ossia al mese in cui dovrò rateizzare la quarta bolletta, mi troverò a pagare la cifra intera: la quarta rata della bolletta di agosto, la terza rata della bolletta di settembre, la seconda rata della bolletta di ottobre e la prima rata della bolletta di novembre. Che senso ha?”. E così a breve partirà un esposto all’antitrust per verificare la regolarità di questi aumenti. L’esposto sarà poi inviato alla procura della Repubblica. “Ci stiamo organizzando in questo modo –ci spiega il presidente di Aprilia Commercio Savina Tatti- perché le bollette contestate non devono essere pagate almeno fino a definizione della materia. È un modo per prendere una boccata d’ossigeno ma anche per far emergere il problema alle autorità competenti”.

UNA POSSIBILE VIA D’USCITA: LA COMUNITA’ ENERGETICA. SI STA TENTANDO COL CONSORZIO INDUSTRIALE

Una possibile soluzione sarebbe la comunità energetica. Se ne parla da anni e da almeno due decenni funziona benissimo in tantissimi paesi del Nord Europa. La legge in Italia c’è ma ancora non è attuata. A pensarsi però è Alberto Sist che sta cercando di applicarla nel consorzio industriale Caffarelli. La comunità energetica prevede la possibilità per imprese e privati in genere, di produrre energia autonomamente attraverso impianti green, come il fotovoltaico, e di mettere in rete questa energia che può “viaggiare” nel raggio di circa 6 km. Cosa significa? “Significa – ci spiega Alberto Sist che di professione fa proprio l’assicuratore ed è esperto in materia- che un’impresa può costruire un impianto fotovoltaico ad esempio da 60 kilowatt. Di questa potenza, ne consuma ad esempio 40 e gli altri 20 li immette nella rete”. Chi non ha l’impianto fotovoltaico, può allacciarsi alla rete e comprare l’energia immessa a prezzi vantaggiosissimi. “In questo modo – ci fa un calcolo veloce- si possono dimezzare i costi in bolletta”. Un commerciante del resto, non ha lo spazio per costruire un impianto fotovoltaico ma un’industria sì. Ha molto spazio. Un impianto da 60 Kw sta sugli 80 mila euro e l’investimento viene ammortizzato subito con i risparmi della bolletta e con il guadagno dalla vendita. Il commerciante non avrebbe neanche l’onere dell’investimento iniziale ma solo allacciarsi alla comunità e acquistare energia in surplus a costi dimezzati. Se si realizzasse nel complesso industriale Caffarelli, il raggio di sei km permetterebbe di coprire gran parte delle attività commerciali gravitanti ad Aprilia.