Il comune può autorizzare il funzionamento di nidi aventi una ricettività massima superiore in relazione a specifiche esigenze locali, determinate in particolare dalla domanda del servizio. (Legge regionale n 7 del 5 agosto 2020)

Ad Aprilia si è aperta una vera e propria emergenza per le famiglie con bambini tra 0 e 3 anni. Dopo una serie di controlli da parte degli uffici comunali, insieme ad Asl, polizia locale e ispettorato del lavoro, il Comune ha imposto alle strutture educative private il rispetto rigoroso del numero massimo di bambini ammessi, calcolato in base alla metratura degli spazi. Molti asili nido sono stati costretti a mandare a casa parte dei piccoli utenti, generando caos e frustrazione. Stiamo parlando di strutture che avevano anche il doppio degli iscritti consentiti. D’altronde la domanda è alta e soprattutto un solo asilo nido comunale da 50 posti non riesce a sopperire alla domanda. La conseguenza più immediata è stata l’impennata dei costi per i posti rimasti: le rette per la giornata intera da settembre raggiungeranno anche gli 800 euro al mese, mentre la mezza giornata può arrivare fino a 550 euro, rispetto ai 380 euro precedenti. Un aumento che molte famiglie non sono in grado di sostenere.
La situazione, già grave oggi, rischia di diventare esplosiva proprio con l’inizio del nuovo anno educativo a settembre. Senza interventi immediati, centinaia di famiglie potrebbero trovarsi senza alcuna soluzione per l’accudimento dei propri figli, visto che in tutta Aprilia è attivo un solo asilo pubblico, incapace di accogliere i bambini rimasti esclusi dal circuito privato.Per questo motivo, un gruppo di genitori ha avviato una raccolta firme da consegnare alla commissione straordinaria che governa la città. Nella lettera che accompagna la petizione, si legge: “Siamo un gruppo di genitori i cui figli frequentano le strutture educative private di Aprilia. Con grande preoccupazione abbiamo appreso, tramite comunicazione da parte delle educatrici, dell’intenzione del Comune di applicare il limite massimo di bambini ammessi nelle strutture private, basato esclusivamente sulla metratura e non sulla reale capacità educativa delle strutture stesse. Questa decisione comporterà gravi conseguenze per molte famiglie: riduzione drastica dei posti disponibili per i bambini già inseriti nel percorso educativo; aumenti spropositati delle rette mensili, che passerebbero da 380 a 550€ per la mezza giornata, con picchi fino a 850€ per la giornata intera; assenza totale di alternative comunali: ad oggi è attivo un solo asilo pubblico in tutta Aprilia, e non è in grado di accogliere i bambini che rischiano di restare fuori”.
“Le strutture private che da anni rappresentano un pilastro fondamentale per l’educazione e la cura dei nostri figli vengono penalizzate senza offrire soluzioni concrete e sostenibili”, si legge ancora.
I genitori sottolineano l’urgenza di un confronto e chiedono tre azioni precise: un confronto immediato tra Comune, genitori e gestori delle strutture private; una revisione equa dei nuovi criteri di assegnazione dei posti, tenendo conto della qualità del servizio e non solo dei metri quadri; un piano alternativo e sostenibile per tutte le famiglie che rischiano di non avere più un posto per i propri figli a settembre.”
In realtà si tratta di una legge regionale che il Comune deve far applicare e in questi anni parecchie strutture private hanno lavorato ben oltre la capacità autorizzata, sempre tuttavia garantendo benessere del bambino e numero congruo di educatrici. Infine, il gruppo di genitori lancia un appello forte: “In mancanza di risposte e soluzioni, siamo pronti a coinvolgere attivamente la stampa, i media locali e a organizzare manifestazioni pacifiche, perché il futuro dei nostri bambini non può dipendere da una decisione calata dall’alto senza ascolto né visione.”
Insomma, la tensione tra le famiglie cresce, mentre le istituzioni restano finora in silenzio. I genitori promettono di non fermarsi: “Non possiamo permettere che il futuro dei nostri figli venga messo a rischio da una rigidità burocratica che non tiene conto della realtà educativa e sociale della città.”
LEGGE REGIONALE N 7 DEL 5 AGOSTO 2020
- La ricettività minima e massima del nido è fissata rispettivamente in sei e sessanta posti. I nidi devono garantire sezioni distinte per classi di età, riservando alla sezione lattanti un numero di posti non inferiore al venti per cento del totale dei posti autorizzati.
- Ogni sezione in cui è articolato il servizio accoglie un numero di bambine e di bambini che, tenuto conto del progetto educativo, favorisce lo svolgimento di attività individuali e di gruppo al fine di promuovere lo sviluppo delle competenze motorie, relazionali e cognitive e di sostenere il processo dalla dipendenza all’autonomia.
- In deroga ai limiti di cui al comma 1, nel rispetto delle disposizioni di cui agli articoli 33 e 34, il comune può autorizzare il funzionamento di nidi aventi una ricettività massima superiore in relazione a specifiche esigenze locali, determinate in particolare dalla domanda del servizio.
- In considerazione della non corrispondenza tra le bambine e i bambini iscritti e frequentanti, è possibile iscrivere un numero di bambine e bambini superiore alla ricettività della struttura fino ad un massimo del quindici per cento.
- Qualora l’articolazione e la divisione degli spazi dell’edificio non consentano una adeguata fruizione da parte delle bambine e dei bambini il comune, in sede di autorizzazione, può ridurre o escludere l’estensione di cui al comma 3.






