Intervista a Monsignor Antonio Silvestrelli che in via Basento a Fossignano ha realizzato una casa alloggio che sfida i vecchi modelli assistenzialistici
La casa alloggio si trasforma in struttura “polifunzionale” dove ci sono campi sportivi per i giovani
CENTRI ANZIANI IN CENTRI POLIFUNZIONALI – Aprilia è piena di centri anziani dove ci si ritrova, si chiacchiera, si fa una partita a carte. “Il problema dei centri anziani è emerso in questa pandemia Covid-19 –ci spiega Nando Bucci sempre di Csi Dialogo Aps- essi rimangono finalizzati a se stessi. È invece, necessario cambiare mentalità e guardare ad ampio raggio e trasformare i centri anziani in centri polifunzionali dove, oltre agli anziani, si svolgono attività diverse che coinvolgono anche i giovani”. “In questo modo il centro anziani perde la sua attuale fisionomia per recuperare il calore della famiglia –continua Emilia Ciorra- e quindi i centri diventerebbero dei centri di famiglia dove l’anziano diventa parte attiva e non passiva”.
IL PROGETTO DI VIA BASENTO – È proprio in quest’ottica che si indirizza il progetto lanciato da Monsignor Silvestrelli in via Basento a Fossignano. “Attualmente si tratta di una casa alloggio in base alle autorizzazioni della Regione Lazio –ci spiega- che può ospitare 12 persone più cinque visite diurne. Ma la struttura è completamente diversa da quelle attualmente maggioritarie. Alcuni esperimenti di questo tipo esistono negli Stati Uniti e in alcune località della Svizzera e l’esperienza si è dimostrata molto positiva. Si tratta però, ancora di poche realtà nel mondo. La filosofia generale della struttura prevede che l’anziano non sia considerato come soggetto passivo, ma attivo di modo che non si senta uno scarto della società ma ne faccia parte con le sue fragilità, le sue debolezze ma anche la sua forza. In generale tutti i soggetti svantaggiati devono diventare soggetti attivi. In questo modo l’assistenzialismo cede il passo ad una struttura attiva e viva. In via Basento ad esempio, abbiamo realizzato diversi campi sportivi di modo che i giovani possano disputare partite, giocare e così incontrare gli anziani. Gli anziani hanno molto da dire ai giovani, sono un pozzo prezioso da cui attingere saggezza. Spesso però non trovano gli interlocutori. La struttura diventa un punto di incontro grazie alla sua polifunzionalità dove giovani, famiglie e anziani si ritrovano e costruiscono comunità. Ma l’anziano può diventare anche attivo da un punto di vista produttivo. Senza pretendere chissà cosa e nelle facoltà di ognuno, l’anziano può realizzare delle cose meravigliose. C’è chi sa utilizzare il cucito ad esempio. Sono tutti punti di forza che fanno sentire l’anziano pienamente attivo all’interno della società la quale, d’altro canto, si arricchisce e si impreziosisce del suo sapere”.
DALLA FISPA AGLI ANZIANI: “DALLA REALTA’ SI TORNA ALLA FEDE” Tutto si può dire di Monsignor Antonio Silvestrelli fuorché “anziano”. Eppure ha ben 87 anni, teologo, con una voglia di realizzare queste sfide sociali. Tutto, ci confessa, è supportato da una grande “fede”, ma anche dalla consapevolezza che è dalla realtà che bisogna partire per attualizzare il messaggio cristiano. Monsignor Silvestrelli, nonostante i suoi numerosi incarichi ecclesiastici, ha dedicato al sociale gran parte del suo operato. Ha fondato 50 anni fa la Fispa, Fondazione Italiana Silvestrelli Per l’Alcolismo, creando quel sistema che ancora oggi è funzionale per uscire dalla dipendenza dall’alcol, gli “alcolisti anonimi”. Quindi l’ultima sfida per Silvestrelli: gli anziani. “La mia vita si è concentrata sullo studio del rapporto tra scienza e fede –ci spiega- per me la fede è legata alla scienza, è un rapporto indissolubile. Con questo intento ho avviato la Fispa che assisteva le persone con dipendenza da alcol non solo dal punto di vista spirituale, ma anche dal punto di vista sociosanitario. Nei secoli passati la fede, la filosofia, era alla base di tutto, compreso il sapere. Nei giorni nostri invece, sta soffrendo molto e rischia di rimanere un’estranea all’umanità. Oggi tutto il sapere è derivato dalla scienza. È la scienza che guida le nuove scoperte e tutto ciò che conosciamo, la fede rimane fuori ma è un’esigenza che l’uomo per sua natura sente in sé. Non si può farla tacere. L’obiettivo è primario: partire dalla realtà, dalla conoscenza della realtà, per arrivare a ciò in cui crediamo. E allora la scienza diventa il braccio della fede, non qualcosa di estraneo. Così come per la Fispa, anche per l’anziano partiamo da ciò in cui crediamo: crediamo che l’anziano sia parte attiva della società e la scienza allora ci aiuta a realizzare questo obiettivo. Voglio inoltre rassicurare che il progetto è aperto a tutti, senza distinzione di religione assolutamente. Tutti se vogliono contribuire perché credono in questo progetto, sono i benvenuti”. Monsignor Silvestrelli infatti, cerca proprio personale esperto e laureato per realizzare questa nuova dimensione ed è disposto a finanziare delle borse di studio.