Fuggita da un’aggressione, rinata in un romanzo: oggi scrivo per chi si sente diverso

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di Lorena Fantauzzi

Da una vocazione religiosa alla carriera nella moda. Da uno stalker a una tentata violenza. E poi, la svolta: la scrittura come unica cura possibile. Assia Marina Penta ha trent’anni, è originaria di Fontanarosa ma vive a Milano, e oggi è una scrittrice emergente che ha deciso di trasformare il trauma in voce. Le sue parole, dense di vita e rinascita, accolgono chiunque si senta diverso, giudicato o messo all’angolo: dalle donne alle vittime di abusi, fino alla comunità LGBT, a cui Assia offre alleanza, ascolto e rappresentazione.

Assia, il tuo percorso è straordinario: volevi farti suora, poi sei entrata nel mondo della moda e oggi scrivi romanzi. Cosa tiene insieme questi mondi così diversi?

Assia Marina Penta: Il bisogno di verità. Da piccola volevo entrare in convento, ero attratta dal silenzio e dalla preghiera. Poi, da adolescente, sono stata notata per il mio aspetto e ho lavorato come modella. Ma sentivo che mancava qualcosa. Dopo un’esperienza di violenza, la scrittura è diventata il mio rifugio. Come se avessi trovato finalmente la mia vera vocazione.

 

Ci racconti cos’è successo? – Assia Marina Penta: Frequentavo un ragazzo, sembrava gentile. Dopo un mese ho capito che era ossessivo e l’ho lasciato. Da lì ha iniziato a perseguitarmi: telefonate, regali non voluti, appostamenti. Una sera mi ha aggredita fisicamente. Mi ha bloccata da dietro, mi toccava ovunque, mi tappava la bocca. Ho creduto di morire. Una passante, una donna, si è fermata e ha urlato. Lui è scappato. Quella donna mi ha salvato la vita.

E da lì è iniziata la tua rinascita? – Assia Marina Penta: No, all’inizio è stato l’inferno. Non uscivo, non dormivo, non mangiavo. Poi ho preso in mano una penna e ho cominciato a scrivere. Scrivere mi ha tenuta in vita. Mi ha dato senso. In sei mesi ho scritto due romanzi. Non parlano di violenza, ma parlano di resistenza. Della capacità di risorgere, anche quando ti hanno calpestato l’anima.

Quali sono i temi centrali dei tuoi due romanzi? – Assia Marina Penta: Il primo si intitola Una curvy in una jungla e racconta la storia di una modella curvy che viene catapultata nel mondo spietato della moda. Tra giudizi e stereotipi, trova la forza di affermarsi. Il secondo, Tre donne, narra di tre protagoniste di età diverse che, dopo fallimenti personali e professionali, si aiutano a vicenda per ricostruirsi. C’è la mia esperienza, ma anche quella di tante donne che ho incontrato. C’è il dolore, ma soprattutto la guarigione. E c’è la sorellanza, anche queer, che salva.

In tutto questo, quanto conta per te la tematica LGBT? –Assia Marina Penta: È centrale. Non puoi parlare di libertà senza includere chi ogni giorno deve lottare per esserci. La comunità LGBT è un faro di coraggio e autenticità. Ho imparato tanto da chi ha affrontato discriminazioni senza perdere la luce. Nei miei libri, ogni identità è benvenuta. Ogni amore è legittimo. Ogni diversità è un dono.

Tu sei una donna credente. Hai mai vissuto conflitti interiori tra fede e difesa dei diritti LGBT? – Assia Marina Penta: Mai. Io credo in un Dio che ama, non che giudica. Gesù non ha mai messo etichette, non ha mai chiesto “chi ami?”, ma “quanto ami?”. Trovo ipocrita chi usa la religione per attaccare la libertà altrui. La mia fede è inclusiva. E lotterò sempre per un mondo in cui chiunque possa amare senza doversi giustificare.

Che tipo di riscontro speri di ottenere con i tuoi romanzi? – Assia Marina Penta: Vorrei che chi legge si sentisse meno solo. Che trovasse uno spiraglio, una possibilità. Vorrei che una ragazza che ha paura di uscire, o un ragazzo che ha paura di amare, sentissero che esiste un posto anche per loro. Che chi ha subito una violenza possa dire: “Anch’io posso rinascere”. E che le persone LGBT si vedano riflesse in storie che non li usano come cliché, ma li raccontano con verità e rispetto.

Cosa diresti a chi sta vivendo quello che tu hai vissuto? – Assia Marina Penta: Che non è colpa sua. Che non deve vergognarsi. E che il buio non è l’ultima pagina. Scrivere mi ha salvata, ma ognuno può trovare la sua via: parlare, gridare, chiedere aiuto. Nessuno è solo, anche se a volte lo sembra. A chi ama senza essere accettato, a chi ha paura di dire chi è, voglio dire: non abbiate paura di essere luce. Ci sarà sempre qualcuno che accenderà una penna, una mano, un abbraccio per voi.

Un’ultima domanda: oggi, guardandoti allo specchio, chi vedi?: – Assia Marina Penta: Una sopravvissuta. Una combattente gentile. E soprattutto una scrittrice. Perché oggi non scrivo per diventare famosa. Scrivo per esistere. E per dare voce a chi, come me, ha imparato a vivere dopo il silenzio.