APRILIA – CAPORAL MAGGIORE MASSIMO DI LEGGE: DIECI ANNI DALLA MORTE IN AFGHANISTAN

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L’assessore ai lavori pubblici Luana Caporaso anticipa l’intitolazione di un parco pubblico. Il papà Franco: “Oggi vedo i telegiornali e chiedo alla foto di Massimo per cosa siete morti”

Chiesto un riconoscimento unico per i 170 militari italiani morti nelle missioni di pace

                                                                                            di Riccardo Toffoli

Era il 23 settembre 2011, dieci anni fa. Un tragico incidente ad Herat, in Afghanistan, strappa alla vita tre militari: Riccardo Bucci, Mario Frasca e Massimo Di Legge. Massimo, caporal maggiore, era apriliano. Nato ad Aprilia il 22 luglio 1983 è partito per l’Afghanistan il 4 maggio 2011 come volontario per sei mesi di missione. Sarebbe dovuto tornare in Italia il 12 ottobre successivo. E invece durante uno spostamento ad Herat, stando alla ricostruzione ufficiale dei fatti, è successo l’impensabile. Il soldato che stava in ralla, la torretta del Lince l’automezzo blindato in grado di proteggere dallo scoppio di ordigni improvvisati, aveva lanciato l’allarme. Aveva avvistato un pacco sospetto in mezzo alla strada. “Ciò che ha fatto insospettire i militari –ci spiega Franco, il papà di Massimo Di Legge- è stato che questo pacco era chiuso in una busta di nylon che si muoveva al vento. I militari hanno così pensato che il pacco potesse essere pieno. Da accertamenti successivi, ci è stato comunicato che il pacco in effetti c’era. Ma era vuoto”. Purtroppo però, per schivare il pacco, l’autista del Lince ha sterzato bruscamente e il blindato si è ribaltato. Nonostante i soccorsi, non c’è stato nulla da fare. Massimo Di Legge aveva 28 anni, era nel pieno della vita. La città di Aprilia si è stretta alla famiglia Di Legge nel dolore della perdita. “Non sappiamo definire un aggettivo per descrivere quanto questa città ci è stata vicino –ci dice Franco- Nel primo anno abbiamo programmato una Messa al mese in ricordo di Massimo, poi durante gli anni abbiamo promosso dei memorial. La città ha risposto sempre. È stata sempre presente”. Oggi sono passati dieci anni da quel tragico incidente. La ricorrenza coincide purtroppo con il ritiro delle truppe americane dal territorio afghano e l’instaurarsi della dittatura dei talebani. Oggi papà Franco ci dice sconsolato: “Quando sento i telegiornali parlare della drammatica situazione afghana, guardo la foto di mio figlio in divisa e gli chiedo: è possibile che il vostro sacrificio non sia servito a nulla? Ma non ho risposta”.

“ERA UN RAGAZZO SOLARE”

Massimo era un apriliano doc. Abitava con la famiglia in una villetta in via Cagliari. Oggi il papà Franco e il fratello Fabio lo ricordano così: “Era un ragazzo solare. Gli piaceva il lavoro che aveva scelto di fare e aveva deciso lui di andare in missione. Ad Aprilia era ben voluto da tutti, non ha mai litigato con nessuno. Era un ragazzo giusto”. La sua passione era la vita militare che tra l’altro, nessuno in famiglia aveva seguito. “Se le devo dire da chi abbia ereditato questa passione –ci risponde il papà- non saprei cosa risponderle. Penso forse da mio nonno che era Carabiniere”. Amava la sua città. Usciva con gli amici ad Aprilia e anche a loro diceva sempre: “la mia passione è la carriera militare”. Amava lo sport, tante le sue squadre preferite tra cui la Roma, e andava in palestra. È così risultato vincitore del concorso da volontario per 4 anni. Venne inserito nel Raggruppamento Logistico Centrale di Roma. Il posto di cuciniere all’interno del raggruppamento, però gli stava troppo stretto. Il suo desiderio ero quello di servire la patria. Volle partire per l’Afghanistan e determinato com’era, lo ottenne. Sognava le missioni e di essere insignito con qualche medaglia al merito e al valore. Medaglie che purtroppo non ha mai potuto vedere e che ci auguriamo gli vengano presto riconosciute.  “Mio fratello nonostante la giovane età –ci spiega Fabio- aveva un curriculum molto ampio proprio perché era appassionato. Aveva fatto tantissime cose, preso libretti e patenti”.

LA PARTENZA PER L’AFGHANISTAN: DECIDE DI LASCIARE LA SUA COMPAGNA PER “AIUTARE LA GENTE” – Massimo Di Legge è partito per l’Afghanistan il 4 maggio 2011. “A gennaio –ricorda papà Franco- gli era arrivata la chiamata per fare l’amalgama in Val d’Aosta per l’addestramento. Lì ha passato circa 40 giorni e poi ha aspettato la chiamata. La sua scelta per noi non è stata inaspettata. Viveva sempre ad Aprilia ma sapevamo che era sua intenzione partire per l’Afghanistan. Aveva voglia di aiutare la gente. Lui ha lasciato la ragazza per questa missione. Le disse che sarebbe potuto non tornare più e che fosse giusto che lei si rifacesse una vita. In ogni caso se ne sarebbe parlato dopo, se fosse tornato”. Quando è tornato per il congedo accompagnò il fratello Fabio a comprarsi un abito da cerimonia e gli disse che lo avrebbe dovuto indossare al suo funerale. Il 12 ottobre 2011 sarebbe dovuto tornare definitivamente in Italia. Mancavano pochi giorni. “La verità –ci spiega Franco- è che è vero che era una missione di pace, ma di pace non c’era praticamente nulla”. Camp Arena era la base del contingente nazionale, poco lontano da Herat. Tutti e tre i soldati caduti nell’incidente del 23 settembre 2011 facevano parte di un Omlt (Operational mentoring and liaison team), nuclei che addestrano e seguono i soldati afgani in ogni loro attività, anche quelle più pericolose sul campo. “Non ci chiamava tutti i giorni. –ricorda papà Franco- C’erano dei giorni in cui stava in missione e ovviamente non poteva chiamarci. Spesso ha compiuto dei viaggi anche lunghi durante quel periodo. Ad esempio ha fatto un viaggio da Herat a Kabul, circa 1400 chilometri, con il Lince a distribuire generi alimentari alla popolazione. In queste occasioni non poteva chiamare. Diciamo che in media due o tre volte a settimana ci sentivamo”. In queste telefonate di pochi minuti raccontava ciò che poteva e che non era ovviamente coperto dal segreto militare. Raccontava dell’Afghanistan, di quelle terre e della gente che incontrava. “Ci raccontava delle persone che abitavano quella terra. –continua Franco- Diceva che erano persone da non fidarsi. Bambini che gli tiravano i sassi sul Lince e che se avessero avuto delle bombe, gliele avrebbero tirate. Anche se non potevano sparare, purtroppo c’erano le condizioni per doverlo fare”.

LA BATTAGLIA PER IL RICONOSCIMENTO – “Quello di Massimo è stato catalogato subito come incidente ed è stato liquidato come incidente. –ci dicono sia Franco sia Fabio- Noi stiamo facendo una battaglia con i governi dal 2011 per un riconoscimento unico per tutti coloro che sono caduti nelle varie missioni perché non è giusto che chi muore con un attentato abbia una medaglia, e chi muore, tra virgolette, in un incidente non abbia nulla”. Anche se arriverà questa medaglia, come giusto che sia, Massimo sicuramente non la vedrà e non la godrà, ma ne sarebbe stato sicuramente orgoglioso. Una nuova lettera è stata inviata recentemente al presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi e ad altre istituzioni dello Stato e chiede il riconoscimento unico come “vittime del terrorismo internazionale”  con la concessione della medaglia d’oro al valor militare. Ad oggi sono 170 i caduti di tutte le missioni di pace italiane che beneficerebbero di questo riconoscimento, di cui 54 militari caduti nelle varie operazioni dell’Afghanistan. Per lo Stato Italiano sarebbe un intervento economico non rilevante mentre per le famiglie sarebbe un riconoscimento che, seppur non colmerebbe il dolore della perdita, sarebbe immensamente grande. “Dopo dieci anni posso dire che l’assenza di Massimo la continuiamo a sentire tutti i giorni e con la stessa intensità di quando se ne andò –ci dicono Franco e Fabio- Quindi niente potrà mai compensare la perdita o colmare il vuoto della sua assenza. Però la vicinanza delle persone, la città di Aprilia è stata sublime e presente, ci riempie il cuore e non ci fa sentire soli. Fa piacere quando qualcuno lo ricordi, fa piacere quando vado al cimitero e trovo un fiore sulla sua tomba che non ho portato io. Fa piacere quando ogni tanto si leggono ancora articoli su di lui”.

L’ASSESSORE LUANA CAPORASO: “PRESTO UN PARCO INTITOLATO A MASSIMO”              Il tragico incidente di dieci anni fa si unisce al triste epilogo della missione in Afghanistan. A tutti noi, di fronte alle immagini dei telabani di nuovo al potere, è sorta la stessa domanda: 20 anni di guerra non sono serviti a nulla? Il sacrificio dei nostri uomini? Per non dimenticare, l’assessore ai lavori pubblici Luana Caporaso ha accolto favorevolmente l’istanza di intitolare a Massimo Di Legge un’area verde cittadina. “Massimo Di Legge –ci dice l’assessore Caporaso- è un ragazzo apriliano che è morto per una missione di pace, servendo la patria e credendo fermamente in quello che faceva. È quindi un esempio per la nostra città e per tutti i cittadini. A fine settembre si riunirà la commissione toponomastica e in questa sede proporrò ufficialmente la possibilità di intitolare a Massimo Di Legge e a tutti i caduti nelle missioni di pace, un parco cittadino di modo che Massimo Di Legge venga sempre ricordato così come venga ricordato il suo sacrificio e quello di tanti nostri italiani che sono caduti per un’ideale più grande di pace, di democrazia e di libertà”.

 I MILITARI CADUTI NELLE MISSIONI DI PACE CHE ASPETTANO UN RICONOSCIMENTO UNICO DALLO STATO

 AIELLO Antonino, ANTONUCCI Gerardo, ARINGHIERI Roberto, BACCARO Pasquale, BATTAGLIA

Concetto Gaetano, BECI Marco, BETTI Marco, BIONDINI Massimiliano, BRAJ Manuele, BRIGANTI

Marco, BRUNO Giovanni, BRUNO Massimiliano, BUCCI Riccardo, BUTTAGLIERI Giuseppe,

CALIPARI Nicola, CALLEGARO Marco, CALO’ Carmine, CARDELLA Vincenzo, CARLINO Cosimo,

CAROPPO Alessandro, CARRISI Alessandro, CARROZZA Tommaso, CASAGRANDE Davide,

CAVAGNERO Giuseppe, CAVALLARO Giovanni, CELLI Sergio, CERZA Carmine, CHIEROTTI

Tiziano, CIARDELLI Nicola, CIORBA Adriano, CIRILLO Marco, COLA Simone, COLAZZO Antonio

Pietro, COLETTA Giuseppe, CONGIU Cristiano, CUOMO Roberto, CURRO’ Francesco, D’AMICIS

Daniele, D’AURIA Lorenzo, DE CILLIS Pier Davide, DE LUCA Onorio, DE MARCO Matteo, DE RISI

Giovanni, DE TRIZIO Carlo, DI GIOVANNI Filippo, DI LEGGE Massimo, DI LISIO Alessandro, DI

SARRA Marco, DRAGANO Pasquale, FABI Armando, FELE Nicola, FENOGLIETTI Ermanno,

FERRARO Emanuele, FICUCIELLO Massimo, FILIPPA Andrea, FIORETTI Giuseppe, FIORITO Manuel,

FOCCIA’ Angelo, FONDI Tommaso, FORCUCCI Arnaldo, FORNER Daniel, FORTUNATO Antonio,

FOSCI Luciano, FRASCA Mario, FRASSANITO Enrico, FREGOSI Enzo, GALLO Giovanni, GALLONI

Marcello Joseph, GARBATI Giulio, GATTI Massimo, GHIONE Daniele, GHITTI Ivan, GIGLI Mauro,

GIORGI Dario, GONELLI Giorgio, INTRAVAIA Domenico, LA BANCA Antonio, LA ROSA Giuseppe,

LAMPONI Mario, LANGELLA Giorgio, LATTANZIO Franco, LAZZARESCHI Lorenzo, LAZZARO

Giuseppe, LI CAUSI Vincenzo, LIGUORI Carlo, LIMA Giuseppe, LUINETTI Maria Cristina,

MAJORANA Horacio, MAMONE Antonio, MANCA Gianmarco, MANCINELLI Gionata, MARCACCI

Martano, MARCHINI Roberto, MARRACINO Salvatore, MATTA Marco, MERLINO Filippo, MESSINEO

Francesco Paolo, MILLEVOI Andrea, MIOTTO Matteo, MONTAGNA Fabio, MONTESI Filippo,

MUREDDU Matteo, MUSCELLA Andrea, NARDONE Luigi, NASINI Fabrizio, NATALE Silvano,

NIGRO Dino Paolo, NISI Elio, OLIVIERI Carlo, OLLA Silvio, OPPIZIO Corrado, ORLANDO Giuseppe,

PADULA Michele, PAGA Francesco, PALADINI Daniele, PAOLICCHI Stefano, PARISI Giuseppe,

PARMEGGIANI Amedeo, PASCAZIO Luigi, PEDONE Marco, PETRUCCI Pietro, PETRUCCI Roberto,

PEZZULO Giovanni, PIBIRI Alessandro, PISTONAMI Giandomenico, POLSINELLI Luca, PONZIANO

Rosario, POSITANO Francesco, POSSENTI Silvestro, QUADRINI Italo, QUADRUMANI Nazzareno,

RAGAZZI Alfio, RAMACCI Fiorenzo, RAMADU’ Massimiliano, RANDINO Massimiliano, RANZANI

Massimo, REMOTTI F. Paolo, RICCARDO Umberto, RICCHIUTO Davide, RICCI Mauro, RIGHETTI

Giorgio, RIGLIACO Marco, ROLLA Stefano, ROMANI Alessandro, RUGGE Stefano, RUZZI Giulio,

SAGLIMBENI Giuseppe, SALACONE Flavio, SANFILIPPO Michele, SANNA Luca, SEMPRONI Pio,

SGRO’ Antonino, SILVESTRI Michele, SORU Raffaele, SPARTA Antonio, STABILE Salvatore,

STIGLIANI Nicola, STRAMBELLI Giovanni, TARANTINO Antonio, TOBINI Davide, TRINCONE

Alfonso, TUCCILLO Gaetano, UTZERI Samuele, VAIRA Diego, VALENTE Luca, VALENTE Roberto,

VANNOZZI Francesco, VANZAN Matteo, VELARDI Giuliano, VENTURINI Enzo, VIANINI Bruno,

VILLE Sebastiano, VISIOLI Rossano, VITALIANO Massimo.