Amministratore di “ferro” in un’azienda pubblica che lui stesso definisce: “Ordinata e corretta”
Ha fatto dell’onestà, della trasparenza e della correttezza della gestione pubblica un grande movimento di opinione. L’intervista


di Riccardo Toffoli
“La situazione è in ordine. Ho trovato un’azienda in regola e con i conti a posto. I comportamenti dei dipendenti e anche della città nei confronti della raccolta differenziata e del porta a porta sono corretti”. Non lo dice un politico o un nuovo amministratore scelto dalla politica, ma un nome del calibro di Raphael Rossi, da 22 anni alla gestione delle aziende pubbliche italiane che si occupano di rifiuti, uomo “di ferro”, intransigente di fronte ai tentativi di corruzione che ha con coraggio denunciato a Torino e, da allora, chiamato nei territori più difficili, anche sciolti per mafia. E si sa che gli “affari” dei rifiuti sono una ghiotta preda dei tentacoli delle mafie. La commissione straordinaria del Comune di Aprilia lo ha chiamato per amministrare la Progetto Ambiente, l’azienda pubblica che si occupa della raccolta dei rifiuti della città di Aprilia. Una vera perla, forse tra le poche, che la città può vantare dopo che nei primi anni 2000 è stata completamente acquisita dal Comune per trasformarla in azienda pubblica e dopo che lo stesso Comune, con tempi stranamente avanguardistici rispetto al Lazio, gli ha imposto la sfida del porta a porta. Ma, dopo tutto quello che è successo a partire dal terremoto giudiziario dell’anno scorso che ha travolto la politica apriliana, per parlare di “perle” nel pubblico bisogna andare con i piedi di piombo. Sicuramente le parole di Raphael Rossi nei riguardi della Progetto Ambiente lasciano ben sperare che sia così. Lo abbiamo incontrato a pochi giorni dall’insediamento negli uffici dell’azienda di via delle Valli.
ORIGINE TORINESE – “Pare che i torinesi non siano veri e propri torinesi. Le famiglie provengono sempre da qualche altra realtà italiana”- ci dice ridendo delle sue origini. Nato a Torino 50 anni fa, ancora oggi, nonostante il suo lavoro lo porti in giro per l’Italia, la sua famiglia vive a Torino. Il cognome Rossi lo presenta come italianissimo, mentre il nome Raphael fa trasparire le origini francesi della madre. Abituati a ingegneri o laureati nel settore ambientale, la sua formazione universitaria è completamente distante da quello che poi sarà il suo vero e proprio lavoro: scienze delle comunicazioni. “In verità scrivevo anche per il giornale locale dove vivevo –ci dice sempre scherzando- poi ho capito che non si guadagnava granché e mi sono buttato sull’ambiente”. Invece, in questo campo i risultati sono stati subito positivi. La sfida negli anni ’90 era quella del porta a porta. “I risultati che portammo a casa nei Comuni di Rosta e Volpiano, sempre nel torinese, furono molto positivi –ci spiega- e furono notati a Torino, dove invece, in quel periodo sembrava impossibile superare il 15% della differenziata”.
NELL’AMIAT A TORINO E IL CASO DI CORRUZIONE – E così Torino accoglie la sfida e lo nomina prima nel Cda e poi vicepresidente dell’Amiat spa, l’azienda pubblica torinese che si occupa della raccolta e smaltimento dei rifiuti. Per importanza, per numero di dipendenti e di fatturato è paragonabile insomma all’Ama di Roma. Sono gli anni 2004-2010. “In questo periodo –ci dice Rossi- abbiamo fatto credo ciò che era impensabile: abbiamo portato la differenziata dal 15 al 43%”. Poi il rapporto si interrompe bruscamente. Nel Cda viene portato in discussione l’acquisto di un macchinario, del valore variato in appena 30 giorni da 2 milioni e 200 mila a 4 milioni di euro. Raphael Rossi inizia a chiedere spiegazioni, la struttura tecnica cercava di posticipare e, alla fine, la risposta finale è stata la proposta di una “tangente”. “Mi dicono tu devi semplicemente non presentarti nel Cda, 50 mila euro è quello che prendo io, tu potresti avere lo stesso”-è la frase che, denunciata alla Procura della Repubblica, è andata a finire su tutti i quotidiani nazionali, tg, trasmissioni di approfondimento nazionali. Lui fu l’unico che non venne rinominato nel Cda dell’azienda ma di fatto, non ha mai più lavorato in Piemonte. D’altra parte, però, intorno a lui si è creato un grandissimo movimento d’opinione che si può sintetizzare nei “Signori Rossi” corretti non corrotti, diventato associazione che ha persino aperto uno sportello contro la corruzione. “Sono stato protetto dai cittadini -ha detto- e non mi sono sentito da solo”. Dall’esperienza nasce anche un libro “C’è chi dice no”, che prende in prestito la canzone di Vasco Rossi, scritto a più mani tra le quali quelle appunto di Raphael Rossi, che sprona la politica ad essere lungimirante e corretta.
DA TORINO A NAPOLI DOVE L’ATTENDE L’EMERGENZA RIFIUTI – Se in Piemonte non lavorerà più, il suo atto di coraggio lo porta ad essere stimato dal sindaco di Napoli Luigi De Magistris che nel 2011 lo nomina presidente esecutivo dell’Asia spa con l’obiettivo preciso di risolvere l’emergenza rifiuti a Napoli. Altro grande caso nazionale, all’epoca sulle cronache. “Posso dire oggi dell’esperienza napoletana –ci confessa- che gli obiettivi sono stati pienamente raggiunti. Abbiamo ripulito la città e fatto partire tante cose”.
NELLE CITTA’ SCIOLTE PER MAFIA – Da quel momento è sempre stato chiamato nelle città più difficili. Amministratore delegato della Leonia spa, nella città di Reggio appena sciolta per mafia, primo capoluogo italiano di provincia ad essere sciolto per infiltrazioni. È stato a Pavia, Livorno, Parma, in Puglia. Ha conosciuto il territorio pontino perché l’allora sindaco Sandro Bartolomeo lo ha voluto per fondare una prima azienda pubblica che lavorasse sui rifiuti: la Formia Rifiuti Zero. “Era il 2014 –ci racconta- Bartolomeo mi chiamò per fondare un’azienda pubblica per i rifiuti. Andai lì e mi mise davanti un capitale sociale talmente basso che gli dissi: Sindaco, ma cosa possiamo fare con questo? Eppure ci siamo riusciti. Abbiamo fatto partire l’azienda che divenne un punto di riferimento anche per le città limitrofe che volevano consorziarsi. Avevamo messo in piedi una procedura per allargare l’azienda agli altri Comuni limitrofi che ne volevano far parte, ma poi è cambiata amministrazione a Formia e sono state prese altre scelte”.
AD APRILIA: “DIFENDO LE AZIENDE PUBBLICHE” – La commissione straordinaria del Comune di Aprilia ha scelto lui per la guida della Progetto Ambiente. La scelta è avvenuta tramite una selezione pubblica. “In questi 22 anni –ci dice- ho amministrato aziende pubbliche in tutta Italia. Sono state belle e appaganti esperienze. Spero ora di poter contribuire in questo territorio che non conosco, ma del resto, come mi è capitato negli ultimi anni, questo può essere assolutamente un vantaggio. Sono stato in tre città sciolte per mafia. Sono ora ad Aprilia perché questo è il mio lavoro. Difendo le aziende pubbliche, perché credo che, a differenza del privato, possano offrire un servizio in più per l’attenzione costante verso il pubblico e anche perché, ad esempio nel settore del verde di cui la Progetto Ambiente è in parte responsabile, è preferibile un dipendente con maggiori tutele del pubblico, rispetto alle cooperative ad esempio”.
TRA I LAVORATORI – “Vede? Il primo giorno ho fatto il giro con i dipendenti”. Si alza dal tavolo sul quale stavamo parlando, e ci fa vedere le sue scarpe e i suoi guanti, praticamente nuovi, chiusi nel cassetto della scrivania. Nonostante il callo ormai ultraventennale, è difficile farci stupire ancora. “Io lo faccio sempre –ci dice- quando arrivo in una nuova realtà, faccio il giro con i dipendenti. È un modo per accertarmi che i lavoratori abbiamo una corretta attrezzatura. Non parlo solo dei dispositivi di sicurezza. Parlo ad esempio delle scarpe. Ci sono scarpe che costano 30 euro ma veramente è faticoso portarle ai piedi. E così io faccio lo stesso loro giro per capire. Qui ho trovato, almeno da quello che ho visto, una situazione in ordine, con comportamenti corretti”. Qualche giorno dopo ha incontrato tutti i lavoratori in assemblea. Anche questo un modo per conoscere di più i dipendenti e la realtà effettiva dell’azienda. E, nonostante i pochi giorni, le idee sono molto chiare. “Voi non pensate quanto sia difficile mantenere la cura del verde in alcune determinate condizioni –ci risponde a nostra specifica domanda- al momento l’azienda ha 5 persone che si occupano del verde di tutta la città. Sembrano poche ma vorrei ricordare che il Comune impegna per la manutenzione del verde pubblico 300 mila euro l’anno e di questi, 250 mila vanno per stipendi. 250 mila significa che ogni famiglia paga 25 euro l’anno circa. Questi sono i calcoli che bisogna fare. Ovviamente per migliorare il servizio, è vero si potrebbe assumere di più, ma non è l’unica soluzione. Si dovrebbero ad esempio chiudere le aperture dei marciapiedi e delle strade di modo da evitare che ricresca l’erba. Ma anche per far questo, servono maggiori investimenti da parte del Comune che da quello che ho capito, non è poi così messo bene sul bilancio. Allora in questa fase io sono a disposizione con le mie competenze per operare al meglio sul territorio, per migliorare la raccolta differenziata e i servizi”.






